IVA
Tutto sull'IVA in Europa
Valerio Gay
Team lead - Account manager
Aggiornato il
Imposta sul valore aggiunto, in Italia. Value-added tax nel Regno Unito. Ma come spesso succede, l’acronimo in inglese diventa quello predominante e più conosciuto. L’IVA in Europa è conosciuta come VAT ma indica ugualmente una tassa sui consumi riferita alla compravendita di beni e servizi. Ovviamente varia da un paese all’altro. Ecco allora una sintesi sulle aliquote e sui valori dell’imposta nell’Unione Europea con due focus sull’e-commerce e sulla situazione after-Brexit.
Sommario
Le aliquote IVA in Europa
Il valore minimo dell’IVA in Europa è pari al 15%. Si tratta di un’aliquota standard applicata a quasi tutti i beni e i servizi oggetto di compravendita dell’UE. La standard è affiancata da aliquote ridotte e speciali. L’aliquota ridotta si applica a beni e servizi enunciati dalla Direttiva Europea 112/2006. Non è mai inferiore al 5% e non si applica ai servizi digitali.
L’aliquota speciale, a sua volta distinta in aliquota zero e speciale, è in vigore dal 1991 ed è stata introdotta per favorire quegli stati nell’adeguamento graduale alle norme IVA dell’UE. L’IVA in Europa con aliquota zero esonera il consumatore dal pagamento dell’imposta ma le imprese possono detrarre il costo dell’IVA versata riferita agli acquisti. L’aliquota speciale non può essere mai più bassa del 12% ed è esclusa dalla Direttiva Europea 112/2006.
I valori dell’IVA in Europa
Lussemburgo, Turchia e Germania sono i paesi dell’unione con i valori più bassi: rispettivamente 17%, 18% e 19%. L’IVA in Europa ha invece valori più alti in assoluto in Ungheria con il 27% e in Scandinavia, dove Norvegia, Svezia e Danimarca stazionano al 25%. In Italia ovviamente l’aliquota media è del 22% con le eccezioni stabilite dal legislatore: 4%, 5% e 10%. Ulteriore eccezione riguarda particolari aree territoriali come Campione d’Italia, le zone limitrofe al lago di Lugano e Livigno (Sondrio). Per inciso, i rapporti commerciali tra gli stati membri configurano l’IVA intracomunitaria regolata attraverso il meccanismo del reverse charge.
IVA in Europa: e-commerce e novità 2023
Dal 2021, l’IVA in Europa per il commercio elettronico avrebbe dovuto rispettare una nuova disciplina rivolta ai negozi online: pagare l’imposta sul valore aggiunto nel paese verso cui era destinata la vendita. I rallentamenti pandemici hanno fatto slittare l’applicazione del precetto, rinviando al 1° luglio la sua entrata in vigore.
Tra le novità del 2023 occorre ricordare l’unificazione delle soglie, la semplificazione nel versamento e la cancellazione dell’esenzione delle tasse. Nel primo caso l’Unione Europea ha unificato le soglie degli stati membri a 10 mila euro, favorendo le PMI che in questo modo possono continuare a vendere all’esterno dell’Unione e pagare l’IVA nel paese di appartenenza. Nel secondo caso è stata semplicemente stabilita una nuova modalità semplificata per il versamento dell’imposta che potrà avvenire tramite un modello di dichiarazione. Infine, nel terzo caso, la cancellazione dell’esenzione delle tasse è valida per beni di valore inferiore a 22 euro e i dazi doganali dovranno essere pagati a prescindere dall’importo.
L’IVA in Europa dopo la Brexit
Brexit è talmente realtà che fa già parte del passato sul piano temporale. Ma i suoi effetti continuano a protrarsi nell’Unione. L’IVA in Europa, per quanto concerne i rapporti con il Regno Unito, non beneficerà più del reverse charge, o inversione contabile, per la compravendita dei beni. Il meccanismo che disciplinava il versamento delle imposte non è più valido.
In aggiunta, sono diventati obbligatori gli adempimenti che riguardano le importazioni e le esportazioni. I beni che entrano in Europa sono accompagnati inoltre dal pagamento dei dazi e dell’imposta sul valore aggiunto (IVA o VAT che dir si voglia). Decade anche la triangolazione delle merci dirette nel Regno Unito.
Infine, sul fronte servizi, è sempre obbligatoria l’emissione della fattura per quelli in uscita mentre per i servizi in entrata è necessaria l’autofattura. Esclusa l’Irlanda del Nord in quanto zona comunitaria. Le conflittualità esistenti tra la parte nord e sud del paese, Irlanda del Nord e repubblica d’Irlanda (EIRE), hanno di fatto lasciato inalterato il regime degli scambi che è ancora considerato intracomunitario.
Conclusioni
Disciplina in evoluzione quella dell’IVA in Europa, soprattutto per quanto riguarda gli adattamenti normativi in seguito all’uscita del Regno Unito dall’Unione. Occorrono indubbiamente punti fermi per agevolare gli scambi e il normale fluire dei flussi economici tra due zone del continente che rappresentano adesso due aree di influenza distinte, anche sul piano della forza commerciale.
In attesa di successivi accomodamenti normativi e aggiustamenti graduali sul fronte dell’IVA e degli scambi commerciali, le aziende europee continuano il loro processo rivolto alla digitalizzazione dei processi gestionali. Automazione, dematerializzazione, integrazione dei flussi interni e semplificazione dei controlli, oltre che dell’amministrazione in genere, sono gli obiettivi verso cui puntano le aziende più virtuose di ogni settore. Servono partner affidabili per ricercare nuove soluzioni in grado di guidare il loro futuro.
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Per concludere: 3 punti chiave da ricordare
- Il valore minimo dell’IVA in Europa è pari al 15%. Si definisce aliquota standard per differenziarla dall’aliquota speciale con valore mai più basso del 12% e aliquota zero per indicare l’assenza di ogni tipo di imposta.
- Lussemburgo (17%), Turchia (18%) e Germania (19%) sono i paesi dell’Unione con i valori più bassi. I valori più alti si registrano in Ungheria (27%) e in Norvegia, Svezia e Danimarca con il 25%.
- Le principali novità del 2022 in tema di IVA in Europa riguardano invece l’unificazione delle soglie, la semplificazione nel versamento e la cancellazione dell’esenzione delle tasse.
Valerio Gay
Valerio Gay ha acquisito un’ampia esperienza presso Weekendesk e Qonto. Attualmente Team Lead Account Manager per l’Italia a Mooncard, supporta i clienti nell’utilizzo della soluzione e facilita l’integrazione delle note spese all’interno contabilità aziendale. Appassionato di economia, contabilità e diritto, Valerio rimane aggiornato sulle ultime tendenze di mercato e regolamentazioni.