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I crediti inesigibili: salvare il salvabile

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In un mondo perfetto i debiti vengono sempre pagati, e, d’altronde, la regola è che i crediti vengano riscossi, tant’è che rientrano tra le più importanti attività aziendali. Purtroppo, non viviamo in un mondo perfetto e può accadere che il debitore non sia in grado o non voglia più ripagare un debito che ha contratto. Ed ecco allora che, tra scritture contabiliprima nota e dare e avere, compare un credito che probabilmente finirà con l’essere stralciato. A questo punto si può intervenire solo per salvare il salvabile e cercare di ottenere comunque un qualche beneficio a fronte della perdita oramai pressoché certa. Ma non è un’operazione facile e c’è una normativa rigorosa da rispettare.

Sommario

Quand’è che un credito è veramente inesigibile?

 

 

I crediti inesigibili sono dunque importi dovuti da un debitore che è molto improbabile che ottemperi alla sua obbligazione. Succede di frequente nell’ambito delle procedure concorsuali, ma può capitare anche in molte altre occasioni in cui, semplicemente, il debitore si rifiuta di pagare.

 

L’unico caso in cui un credito può essere considerato di per sé definitivamente inesigibile è quello previsto dalla legge 134/2012. Essa stabilisce che un credito vada considerato inesigibile se è scaduto da più di 6 mesi ed è di “modesta entità”. Questa entità è indicata in 2.500 euro per le aziende che fatturano fino a 150 milioni di euro e di 5.000 euro per le imprese che fatturano più del suddetto importo.

 

Al di fuori di questa previsione specifica, perché un credito possa essere considerato inesigibile e portato a perdita è necessario ottenere una prova documentale, una certificazione che dimostri che il debito non potrà più essere pagato. La legge - di cui al TUIR art. 101 e alla circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 26 del 2013 - stabilisce che, al di fuori dei già citati crediti di piccola entità, gli unici elementi certi e precisi che caratterizzano l’inesigibilità di un credito sono da considerarsi: 

  • Il fatto che il debitore sia sottoposto a procedura concorsuale: come fallimento, concordato preventivo, accordo per la ristrutturazione del debito, liquidazione coatta;
  • Il fatto che il credito sia prescritto: ovvero che sia stato superato il termine di legge per l’esercizio del diritto a riscuotere il credito; 
  • Il fatto che sia stato tentato inutilmente il recupero del credito: il creditore deve ottenere quindi una “relazione di inesigibilità” tramite una società di recupero crediti dove si certifichi che la riscossione non è riuscita.
  • Il fatto che sia comprovato lo stato di insolvenza del debitore: per esempio nel caso in cui il debitore sia nullatenente, incapiente oppure oggetto di più procedure di protesto.
  • Il fatto che il debitore sia irreperibile: se non è stato possibile notificargli i relativi atti giudiziari o eventuali diffide a pagare; 

 

 

Come gestire un credito inesigibile

 

 

Una volta dimostrata l’inesigibilità definitiva del credito fornendo le opportune prove documentali relative ai fatti di cui al paragrafo precedente e ove il creditore sia una società o un’impresa che redige annualmente il bilancio contabile, questi ha la possibilità di stralciare il credito (trasformandolo in perdita nel bilancio) e di richiederne la defiscalizzazione. Così facendo si ottiene la deducibilità totale delle perdite su crediti dal reddito imponibile sui cui vengono calcolate le tasse da pagare. 

 

Ove non sia possibile richiedere la defiscalizzazione totale del credito inesigibile, rimane l’opzione della sua cessione pro soluto. In questo caso il credito viene ceduto dal titolare ad una terza persona (di solito una società di recupero crediti) ad un valore nominale più basso di quello originale. Ciò determina ovviamente una perdita netta per il cessionario, che, però, non deve più sostenere i costi per il recupero del credito, viene liberato da ogni responsabilità (il cessionario non gode di diritto di recesso sul cedente) e può usufruire di un reddito imponibile minore.

 

 

Conclusioni 

 

 

I crediti inesigibili costituiscono una triste eventualità dell’attività d’impresa che non è mai possibile escludere. Un credito difficile (quando non impossibile) da recuperare può comportare notevoli costi per i tentativi di riscossione, oltre a “sporcare” il bilancio e a determinare una tassazione ingiustificata. In questi casi è sempre consigliabile provvedere a svalutare i crediti e passarli a perdite così come previsto dalla normativa. 

 

È quasi sempre indispensabile rivolgersi ad una società di recupero crediti, se non altro per ottenere una certificazione di inesigibilità con la quale ottenere poi la deducibilità fiscale delle perdite. Ogni situazione e ogni credito fanno evidentemente storia a sé, ma un’azione giudiziale per il recupero del credito spesso si rivela decisamente antieconomica e non garantisce il risultato.

 

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Valerio Gay

Valerio Gay

Valerio Gay ha acquisito un’ampia esperienza presso Weekendesk e Qonto. Attualmente Team Lead Account Manager per l’Italia a Mooncard, supporta i clienti nell’utilizzo della soluzione e facilita l’integrazione delle note spese all’interno contabilità aziendale. Appassionato di economia, contabilità e diritto, Valerio rimane aggiornato sulle ultime tendenze di mercato e regolamentazioni.